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      Tutti gli amici e parenti fanno altrettanto.
      Oggi è S. Vincenzo. Nuovi auguri a Mons. Tizzani da parte mia. Mille cose a tutti gli altri.
      Ti abbraccio e benedico teneramenteIl tuo aff.mo padre.
     
      LETTERA 470.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 18 maggio 1844
      Mio carissimo amicoL'aggradimento de' miei versi da voi mostrato colla ultima vostra del 9 aprile, non può essere da me attribuito fuorché alla amichevole parzialità che sempre vi piacque avere per me. È vero: mi fate ricordare di una circostanza che più non mi era presente; cioè che la epistola allo Spada fu da me composta mentre io godeva della cara ospitalità da voi accordatami nel vostro tetto. Tra il manuscritto però che ne conservate e la stampa del libro, troverete qualche diversità, perché nel primo eranmi corsi giù varii spropositi: sia detto a giusta mia confusione, mentre purtuttavia non son contento neppure del testo a stampa.
      Quel Sig. Chirurgo di cui mi narrate le asinità commesse a vostro danno, mi duole averlo conosciuto, avendomelo voi una volta diretto, quando però non potevate ancor prevedere che la povera Sig.ra Pacifica ne sarebbe poi stata la vittima. Dunque pare che la infelice Signora debba restare impedita!... Me ne scoppia il cuore e per lei e per Voi, degni entrambi di miglior sorte.
      Neroni mio, sto attendendo la somma Trevisani che mi prometteste esigere e inviarmi al più presto. Servitevi anche della posta, lasciando il porto pagabile qui all'atto della consegna.
      Io spasimo sempre pel dolore di capo, ribelle ad ogni mezzo di cura. Ciro sta bene, e fra un mese deve esporsi agli esami pel grado di licenziato nelle quattro facoltà civile, canonica, criminale e di jus pubblico ecclesiastico. Nel 1845 compierà il corso della università che è di quattro anni, avendone sino ad ora passati tre.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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