Se vi compiacerete riandar colla mente a simili circostanze, mi giustificherete di una mancanza di cui mi dorrei troppo se vi fossi caduto.
Dove io non torni a letto pe' miei ostinati reumi, presto verrò a visitarvi, avendone gran desiderio. Intanto però ho voluto togliermi dal cuore il rammarico d'aver potuto comparire a' vostri occhi negligente in delicata materia.
Pregovi de' miei rispetti alla Signora ed ai cari figli, non che di conservarmi la vostra benevolenza.
Sono con affettuosa stimaDi casa 28 marzo 1845
Il Vostro obb.mo a.coGiuseppe Gioachino Belli
LETTERA 478.
A CIRO BELLI - TERNIDi Roma, martedì 8 aprile 1845
Ciro mio caroPenso che tu starai oggi attendendo il mio riscontro alla tua di domenica 6, e non so che dirai non vedendolo comparire. Eccone il motivo. Jeri non giunse il tuo foglio come avrebbe dovuto, ed io invano lo attesi. Venne invece un giornale italiano dove si parla de' miei versi: cosa di cui nulla affatto mi premea. La ricevo oggi la tua lettera, e bisogna dire o che non arrivasse in tempo la impostatura, o che (con maggiore probabilità) codesti Signori Ministri postali prendano i passi avanti, onde andar poscia a spasso senza pensieri.
La felicità del tuo viaggio mi ha consolato. Anche qui principiò piovere a ben tarda ora; e dissi: forse Ciro è adesso arrivato: benché l'atmosfera non pianga per tutto ad uno stesso momento. Quindi finora non ha piovuto più; e spero la stessa fortuna per te.
Mille, mille e poi altri mille saluti al caro, buono e rispettabile nostro amico, del quale sei ospite. Spedisco subito le due copie del mio libro che si è compiaciuto desiderare. Ne ho per fortuna alcune che Spada mi portò giorni addietro. Ma se non ne avessi avute, avrei corso Roma per trovarle all'istante.
Biagini si è trovato presente all'arrivo della tua lettera, ed ha avuto il primo saluto di quelli che tu mandi agli amici.
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