Ti assicuro che vivo in molta angustia di spirito per simile contingenza; e poco ti costerà l'esser di ciò persuaso, conoscendo tu quanto io debba a Monsignore e quai sentimenti vivano in me a suo riguardo. Pregoti perciò di aiutarmi anche tu a viva voce, non già perché io dubiti non trovar fiducia presso di lui, ma onde ti unisca tu a me per fargli sentire tutta la forza del mio dispiacere in tal congiuntura.
Jeri sera venne Raffaele Cini a portarmi i tuoi saluti, perché con questi tempi io non esco di casa. Mi disse che nello scorso giovedì 10, alla mezza notte, partorì Clelia felicemente, sgravandosi di una bambina. Tutte femmine nella discendenza de' Cini! Vedremo cosa escirà di Costanza.
Sono fatte le altre due rimontature de' tuoi stivali.
I parenti secondo il solito, e così gli amici che vado vedendo, ti salutano caramente.
Mi ha scritto la Perozzi con un altro quesito.
Mi ha pure scritto Bianconi da Perugia, e ti saluta. Voleva miei versi per la Camelia che va a stampare. Ma posso io fargliene? Manderò forse qualche cosa di vecchio.
Mille cose amichevoli a Mons. Tizzani, ed a tutti gli altri.
Con tutto il cuore ti benedico ed abbraccioIl tuo aff.mo padre.
P. S. Riapro la lettera per dirti che se mai resti a Terni oltre il lunedì, e purtuttavia si mantenga il sinistro tempo, prendi qualche legnetto coperto o carrettella, e va' così a Cesi. Non sarà difficile, credo, il trovarlo, specialmente colla influenza di Monsignore. Circa alla spesa, non badarci. Se poi non può combinarsi neppure così, convien dire che la disgrazia ci perseguita.
LETTERA 480.
A FRANCESCO SPADA - ROMADi Perugia, giovedì 21 agosto 1845
Mio carissimo Checco
Son molti giorni che avrei dovuto e voluto scriverti per dimostrarti di non essere tu da me dimenticato. Ma indipendentemente dalla impossibilità che tu possa creder me capace di simile fallo verso la gentile e sempre affettuosa amicizia da te dimostratami in tutti i giorni, si può dire, della nostra vita, qualche prova ti ho pur data della viva memoria in cui ti conservo, nelle lettere da me dirette al caro nostro Biagini.
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