Nel desiderio di presto riabbracciarti, ti benedico intanto di cuore.
Il tuo aff.mo padre
LETTERA 493.
A CIRO BELLI - ROMADi Terni, venerdì 16 ottobre 1846
Ciro mio caroRicevo la consolantissima tua di jeri, e tantopiù consolante in quanto mi reca notizie sempre più fauste della tua salute che per me ha tanto prezzo. Neppure la mia è cattiva, sebbene io risenta nella mia macchina la differenza che in questo mese passa fra questo clima e quello di Roma.
Jeri Monsignor Tizzani discese ben di buon'ora da Piedimonte, si recò alle 8 a dir messa nel monistero di S. Teresa, della qual Santa correva la festa, e alle 9 passò a visitare le monache di S. Procolo, nel cui parlatorietto io lo attendeva secondo il già fra lui e me concordato. Lo riabbracciai, lo riverii da tua parte, e poi lo lasciai là donde se ne tornava quindi alla sua seminariesca villeggiatura. Questa sera, gli scriverò ripetendogli i tuoi saluti.
Mille cose amichevoli ti dicono la famiglia Vannuzzi, Benedetta, Governa, Babocci, lo speziale Santini e Riotti.
Penso di partire per Roma dimani mattina, onde giunger domenica. Dipendendo peraltro la mia partenza dal trovar posto in una vettura che si diriga a codesta volta, non ti prender pena alcuna se per caso non mi vedessi domenica arrivare.
Faccio eco sincerissimo alla tua esclamazione: oh l'ottimo Sovrano! Qui molti del popolo portano al cappellaccio una coccardina caudata, che pare una stella cometa. Su tutte le porte delle case e botteghe leggi in carta bianca e stampa gialla: Viva l'immortale Pio IX. Truppe di ragazzetti circolano per questi vicoli con bandierette in mano cantando una popolare canzoncina che poco io comprendo. Una strofa però mi è restata in mente, ed è questa:
Partimo da Bologna
E annamo a Roma Santa
Colla bandiera biancaDel car nostro Sovran.
Non ti paiono versi degni del cedro, o di cedrate?
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