Can.co Garavaglia, può dirglisi che io tornerò a Roma nel martedì prossimo, a meno di qualche imprevedibile circostanza.
Comprendo che per l'attuale situazione della casa io vi ritorno troppo presto, e perciò ne accrescerò gl'imbarazzi. Pensava io infatti di ripartire di qui qualche giorno più tardi, onde lasciare un maggiore agio alla famiglia di far le cose con minore ansia e tumulto; ma siccome il Sig. Sebastiani e Riotti debbono entrambi affrettare il loro viaggio per Roma, non ho voluto lasciare fuggire questa buona occasione di compagnia. Il mondo è pieno di necessità, né sempre si può mandare le cose a tutto nostro comodo e piacere.
Udrò i rilievi di Marini sopra i noti attestati, e ne parleremo. Piace anche a me la risoluzione concistoriale sulle future promozioni cardinalizie.
Ricevi i consueti saluti di Monsignore, a cui ho fatto i tuoi. E mi ripeto come al solito etc.
LETTERA 499.
A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 29 luglio 1847
A. C.
Giunsemi il dì 26 una vostra lettera circolare a stampa, data il 19, che mi riempì di maraviglia e dolore. Qual morte! Che colpo per voi, pel povero Sig. Emidio e per tutta la vostra famiglia! Stento a riavermi dalla impressione che mi ha sbalordito. Così giovane, così gentile, così buona, madre di teneri figli!... Parmi non poterlo credere e mi spiace averla conosciuta. Non minor colpo ha risentito nell'animo il mio Ciro all'inaspettato tristissimo annunzio. Ora, che dirvi di confortante? Con quali parole e argomenti alleviare un'afflizione sì giusta? Conosco tutta la importanza della vostra perdita, ed altro non so fare che pregarvi di credermi capace di rappresentarmi al vivo la vostra ambascia e prenderne per me una parte non lieve.
Leviamo la mente a Dio, caro amico, a Dio che prima di toglierci dal Mondo vuol farci conoscere qual sorta d'albergo esso sia, e come possa legarci a sé il cuore.
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