Non poteasi dubitare che Venezia, specialmente nella occasione attuale del Congresso, ti dovesse riescire incantevole; e tantopiù fra le mille attenzioni che vi hai ricevute per riguardo dell'amico Lopez che mi abbraccerai, dicendogli essermi io già recato due volte in sua Casa, e così andrò facendo in progresso con mio sommo piacere. Le figlie stan bene.
La salute mia non è cattiva, meno l'incomodo al capo, faccenda oramai abituale e da lasciarsi andar come vuole. Tutta la famiglia trovasi prospera, e ti manda infiniti saluti. Altrettanti abbine da parte degli amici, che non ti nomino. Quanti ne vedo tanti mi chieggono di te.
Il vecchio Capalti sta sempre al solito, e la sua coccia è più del male. Stancherebbe un reggimento con le sue stranezze.
Racconterò alla Sig.ra Pellegrina le gentilezze che ti usò a Venezia il fratello, Sig. Binarelli.
Jeri sera passai qualche ora con essa in casa Boguet. La sig.ra Boguet soffre sempre del suo tormentoso dolore di reni.
Null'altro restando a dirti, chiudo la presente per portarla alla posta, dopo datoti un affettuoso abbraccio con mille benedizioni.
Il tuo aff.mo padre
P.S. La lettera di Lopez alle figlie, da lui scritta di Venezia il 25, è (come doveva) arrivata questa mattina, come è pure a me giunta la tua dello stesso ordinario. Io l'ho udita leggere dalla Sig.ra Angiolina. È in errore Lopez credendo che tra Roma e Venezia il Corriere impieghi tre giorni. Ve ne vogliono cinque. Due per Firenze, tre per Bologna, cinque per Venezia, e cinque per Milano.
LETTERA 505.
A CIRO BELLI - TERNIDi Roma, giovedì 28 ottobre 1847
Mio caro figlio, anzi carissimoRiscontro subito la tua graditissima di ieri, apportatrice della più dolce notizia che mi potesse arrivare, cioè della tua buona salute, non ostante il gran freddo che in questi giorni ha imperversato: di che io viveva in qualche pena per te.
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