Giunto poscia Viotti dalla sua dogana della suola, ho lui subito mandato in mia vece a vedere se in casa Ferretti fossero giunte fresche notizie di voi altri raponzoli. La risposta mi è tornata negativa, colla promessa però che giungendo entro la giornata qualche lettera, mi sarebbe tosto inviata.
Verso sera difatti ho visto giungermi quella da Voi scritta ieri 11, contrassegnata al di fuori col preme assai, cautela e stimolo che riguardo ai vetturini non produssero gran frutto. Odo in essa la solita storia del tempo cattivo, che mentre pure non debella affatto il vostro coraggio passeggiatorio, non vi lascia però così liberi da azzardare qualche gita un po più ampia per gli ameni dintorni del luogo. Pazienza: vi bisogna prendere quel che si può. Ho intanto gran paura che dopo aver tutti sì lungamente sospirato l'acqua per gravi e giusti motivi, ne abbiam poi da avere che ci scacci la devozione.
Mentre Vi sto qui scrivendo, ecco altro dispaccio da casa Ferretti, cioè la lettera di Giggiarello al papà, lettera vergata da lui alle 8 antimeridiane di oggi, coll'avvertenza che gli sposi non si sottoscrivono perché dormono ancora, e poi appresso a queste parole un bel punto ammirativo. Pare che il maliziosetto scrittore abbia fatto il conto sul naso intorno alle ore passate dagli sposini fra il coricarsi di ieri sera e il tuttor covare di questa mattina: così almeno mi fa supporre quel punto. Pace e sonno, signorini miei cari. Dicesi che a tavola non s'invecchia. A letto non so: ne farete l'esperienza voi altri.
Jeri ti spedii, Ciro, una lettera con entro un foglietto di Gigi Mazio relativo ad un appartamento che desidera prendere costì a fitto Mons. Rufini. Spero che ti sarà pervenuta, ed a suo tempo me ne darai riscontro.
Biagini e Spada vengono da me assiduamente: gli ho avuti questa sera: gli ebbi ieri sera, ed anzi venne ieri sera anche Ricci Miniato.
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