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      Anche qui fu un abisso invernale e infernale. Oggi parrebbe finora tempo discreto, ma già scappano fuori i nuvoloni. Ed io dentro il guscio! E andiamo avanti.
      Abbraccia per me affettuosamente la nostra cara Cristina, dà un bacio a Gigi, e credimi sempre qual sonoTuo amorosissimo padre
     
      LETTERA 518.
      A CIRO BELLI - FRASCATIDi Roma, lunedì 23 aprile 1849
      ore 9 1/2 antimeridianeCarissimo figlio
      Il Sig. Adriano Rufini fecemi jeri a sera recapitare la tua lettera dello stesso giorno. Mi chiedi un biglietto da Sc. 20 e qualche altro piccolo, da farteli ricapitare col mezzo di qualche occasione. Il biglietto da 20 me lo son fatto prestare da mio cugino Gigi essendomi mancata in queste difficili circostanze ogni risorsa, giacché ho dovuto far fronte a varii pagamentucci, e intanto nessuno mi dà più un baiocco. Circa ai boni piccoli ne ho messi insieme tre da due scudi l'uno, cosicché son per te destinati in tutto ventisei scudi.
      Le occasioni poi per mandarteli con sicurezza formano attualmente per me un'altra difficoltà, non sapendo io chi possa partire per costì, né riuscendomi agevole con queste piovose e fredde giornate il mettermi in traccia di esse. Farò il possibile per venirne a capo al più presto, non escluso (alla disperata) il mezzo della posta. Veramente, trovandomi su tal proposito, debbo dirti che se nel giorno 9 in cui ti trovavi in Roma avessi tu un po' meglio calcolato le tue così prossime urgenze, sarebbesi fra noi potuta combinare la cosa con più agio e senza aspettare di trovarsi alle strette. Io ti domandai se abbisognavi di danaro: tu rispondesti di no, chiedendomi piuttosto il concambio di un bono da 10 in due da 5. Non persuadendomi però il tuo discorso, volli lasciarti il tuo bono e dartene invece degli altri per tredici scudi. Come ti detti questi avrei procurato dartene di più onde non lasciarti in secco sì presto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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