Che scandalo per tutta Cristianìa. Se era a Roma il buon Mazzini, ce lo avrei messo di mezzo.
Di Teresa nulla di nuovo: non si è scoperto finora più altro. Chi sa che non voglia davvero mantener la parola? S. Agostino però lo mette in dubbio. Vedremo. Noi le stiamo tutti un po' ammusatelli ed ella pare una biocchetta bagnata. È venuto a Roma il fratello; ma qui in casa non si è veduto.
Il tuo Papà sta trascrivendo versi pei piccoli Pescetelli-Emiliani; e Barbara con M.r Godde, ognuno alla sua maniera, gli fan compania. Ora io vado a inquartarmi con loro. Ama, figlia mia, il tuo più padre in cuore che suoceroG. G. Belli
LETTERA 535.
A CIRO BELLI - NAZZANODi Roma, 29 Xbre 1849 al mezzodì
Ciro mio
È poco fa giunta la tua letterina di S. Marta, recata dal vetturino che ti condusse: credo almeno che sia quello. Io non era in casa al momento della sua venuta.
Mi dice Cristina averlo pregato di tornare a prendere due righe per te quando fosse per ripartire. Rispose colui non molto gentilmente (secondo le relazioni di Cristina) che senza avviso di costì egli non riparte; e che poi, o avviso o non avviso, pel prima dell'anno egli non riparte di certo. Cristina dunque, che sperava nel tuo sollecito ritorno (sospirato da essa e da tutti noi) si è inquietata un poco pel vedere la incertezza della sollecitudine di detto ritorno; e tu che conosci il carattere alquanto vivo di questa buona ragazza non ti meraviglierai della conseguenza di simile inquietezza. La conseguenza è che invece di lei ti scrivo io, per lasciarle agio di metter giù quel po' di colleruzza che, quantunque un po' fuori di luogo, non lascia purtuttavia di discendere da un lato buono, cioè dall'affezione sua per te, dimostrata chiaramente dallo stesso dispettuccio di averti lontano forse più di quanto si lusingava. Mi sbrigo di scriverti onde non espormi al caso che la presente resti a Roma.
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