Aff.mo Papà
LETTERA 551.
A CRISTINA E CIRO BELLI - FRASCATISabato 18 giugno 1853, ore 10 antimerid.
Ecco le scarpe, miei cari figli. Ad occhio quelle della pupa mi paiono un poco lunghette: spero però d'ingannarmi. Ho pagato il calzolaio con uno scudo fra tutto. C'è il patto di rendere indietro quel che non vada bene.
Ho i saluti della Marignoli, la cui sorella puerpera sta bene, come anche la bambina. Saluti dalla zia monaca Leonarda, visitata a preghiera di Chiara dal Sig. Pinelli. Saluti della Con.ssa Donadio etc. etc.
Ieri a mattina ricomparve lo Spada: io però stava a messa, e nol vidi. Alla sera venne Biagini a chieder notizie di tutti voi.
Sulla loggia ove sogliono stendere i panni Annamaria e la carbonaia hanno ieri a notte rubato tutto intiero un bucatone di biancheria appartenente a varie poste della d.a carbonaia. Del nostro nulla vi era, e nulla perciò è andato perduto, fuorché uno di quei cuscinetti trapuntati coi quali tengonsi in braccio creature. Pochissimo danno. Nella passata settimana ci avrebbero i ladri ben conciati, perché vi avevamo panni tanti che di lavatura importarono Sc. 1:18 1/2. Circa a ladri sono in questi ultimi giorni accaduti diversi fatti, di cui parleremo a voce.
Al Gesù vannosi progettando altri sontuosi lavori. Si vuol ridurre a marmi tutta la navata principale, che ora è a semplice muro.
Ho sospeso la lettera per aspettar Nina, andata all'albergo di San Vito. Ritornata mi dice esser venuti tanto lo Scalandra quanto il Capolongo. Col primo non ha potuto parlare, benché l'abbia aspettato un'ora e un quarto. Ha parlato però col secondo, cioè col Capolongo, il quale ha dato eccellenti notizie della famiglia della balia, aggiungendo che sul resto si stia pur tranquilli perché non è possibile che lo Scalandra non abbia il tutto puntualmente consegnato a Pietro Cinti quel che gli fu qui dato a portargli.
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