Spero che a Terni troverete tutte in un fascetto le varie lettere da me ivi direttevi, comprensivamente al lasciapassare, piegato anch'esso in foggia di lettera.
Senza specificare saluti nominalmente, ve li do tutti in un cumulo, così i domestici come gli estranei; e voi altri fate in mio nome altrettanto e presso la famiglia Vannuzzi e con chi vi chieda di me.
Amatemi, figli miei cari, quanto vi amo, e ricevete da me abbracci e benedizioni.
Il v.ro aff.mo padre
LETTERA 562.
A CIRO E CRISTINA BELLI - TERNIDi Roma, martedì 15 novembre 1853 / mezzodì
Figli miei cariIl potere io, oggi ancora, ricevere una vostra lettera non mi sembrava difficile: non avrei però immaginato che mi venisse, come è venuta, da Terni, dove io credeva che sareste arrivati ieri e non già nella sera della precedente domenica. Tuttavia a me va bene anche così, postoché è sembrato bene a voi altri. Temo che la brutta giornata di ieri o vi abbia impedito il recarvi a Piediluco, o almeno vi abbia sturbato la gita. Qui il tempo fu pessimo. Siccome poi neppur'oggi è niente di buono, ne sto in pensiere per la scorsa a Cesi, annunziatami colla lettera vostra per questo medesimo giorno. In tutti i casi però, mi lusingo che tu, Cristina mia, non sarai andata ad arrampicarti lassù, perché lo esporti col mal tempo sarebbe stata imprudenza, e tanto più in quanto i soliti trasporti per quelle parti somigliano più i carretti che le vetture. Basta, mi riposo l'anima in Dio e nella vostra ragione.
Il molto piacere di udirvi sempre più a me vicini mi è stato in gran parte amareggiato dalle tristi notizie della casa Vannuzzi. Quale cumulo di sventure! Come diamine esser colpito quel giovane da una artritide sì violenta! Ma già, basta esser corpo umano per poter soggiacere a simil traversie. Mi fa pietà egli, mi fa pietà la Sig.ra Lucia, mi fa pietà la intiera famiglia.
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