Il tuo aff.mo Papà
LETTERA 578.
A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, giovedì 14 settembre 1854
ore 11 antimeridianeMia carissima figlia
Sono le 11, ed io sto qui al mio tavolino con sotto gli occhi la lettera da te scritta ieri a Ciro alla 2 pomeridiane, e qui giunta ieri a sera mentre già Ciro si trovava presso di te. Desiderava io di mettermi a riscontrarla dopo che avessi ricevuta l'altra che senza dubbio deve avermi Ciro inviata ieri a sera. Il fatto è però che ancora non vedo niente; e questa cosa non mi sorprende, perché per solito tutto ciò che si desidera più presto viene appunto più tardi. Basta, lascerò aperta questa mia fino al punto di doverla spedire: intanto mando Nina alla rimessa de' Vetturini per far qualche ricerca.
Questa tua febbre dunque non finisce! e se a tal fine è necessario od utile il sudore, so bene che simil risorsa ti si suol sempre dalla natura niegare: cosa che mi affligge moltissimo. Cristina mia, quanto siam disgraziati! Pazienza, e chiniamo ai voleri di Dio questa nostra testaccia che tutto vorrebbe a suo modo.
Che, circa al cholera, dalle 8 al mezzogiorno del giorno 12 fossero date (come ti si è detto) 27 denunzie, questo è un fatto impossibile a sapersi anche qui: figurati poi a Frascati. Non por mente, figlia mia, a tante relazioni, meritevoli sempre di tara. Ecco, ti han detto morto il Parroco di S. M.a in Campitelli, e quello sta meglio di noi, e lo abbiam saputo dal Sig. Niccola De-Belardini, il quale è bene al caso di esserne informato pe' suoi quotidiani rapporti colla Casa Cavalletti. - Per esempio, udirai essere infermo o fors'anche morto di cholera il Curato nostro. Circa al morbo se ne parlava anche a Roma. Ebbene, ha avuto una semplicissima gastrica, dalla quale è guarito, e ieri-mattina ci parlò il tuo zio Sigismondo. Mettiti, bella mia, l'animo in quiete, come facciam noi: al resto penserà Iddio, che legge in un libro assai diverso dai nostri.
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