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      Durante l'esercizio di tale opera di misericordia è giunta la cara tua lettera, ed io la ho letta per intiero e ad alta voce alla presenza del mio benefattore. Altro dopo ciò non posso aggiungerti, perché altro non c'è, ed avrei scrupolo a lavorar d'invenzione.
      Una sola cosa pure ti aggiungo, che non mi sono inventata; ed è la espressione del tenero affetto col quale abbraccio e te e Ciro e Teresuccia, mentre ti prego salutarmi la Sig.ra Chiaretta.
      il tuo aff.mo Papà
     
      LETTERA 589.
      A CRISTINA BELLI - FIUMICINODi Roma, sabato santo, 7 aprile 1855 mezzodì
      Mia carissima figliaRicevo e riscontro io la lettera tua di ieri diretta a Ciro. Non è questi in Roma, e dovrebbe essere andato a Fiumicino, dove credo che abbia una certa pratica...: affari di donne. Appena tornerà gli mostrerò il tuo foglio, ed egli ti risponderà quel che creda opportuno.
      Nulla tu dici se ti è arrivato il barattolo di strutto che ti spedì Ciro col vapore, nel corso susseguente a quello con cui ti fu mandato l'olio e il canestro. Che quella cara gente si fosse riportata a Roma il barattolo! Non so dire precisamente in qual giorno accadde la spedizione.
      Bisogna ricordarsi di parlare costì col postino per saperne dove fa egli ricapito qui in Roma, affine di tentare un mezzo di più in qualche urgenza d'invio di roba per te.
      Se non fossero questi tempi indiavolati io non istarei tanto male. Ma chi si azzarda a mettere un piede fuori di casa. Capisco però che, secondo le idee di qualche assennato cervello, una salute acciaccata riceve assai giovamento dalle solenni abbagnature: almeno così par che la pensi la tua eroica sorella Chiara, la quale andò a spasso per tutto il dopo-pranzo di ieri col suo fratello, tornando a casa dopo l'avemaria, e lasciando per le scale e la camera una striscia d'acqua quale potrebbesi sperare da un pisciabotte.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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