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      Sento che lo zio schizzasse, invece, fuoco dagli occhi; ma la banderuola girava a quel verso, e chi può metter legge alle banderuole? Bisognerebbe inchiodarle, e non tutti han poi il coraggio di salire sui campanili.
      La tua lettera l'ho mandata tal'e quale alla tua amorosa famiglia, per mezzo di Nina, affinché vi leggessero i tuoi saluti e gli augurii di buone feste. Mi è stata rispinta per lo stesso mezzo senza una parola di contracambio. Sei dunque diventata una cagna rognosa anche tu; ed ancor questo va nelle regole.
      Circa dunque a saluti ed augurii non ti posso rispingere fuorché quelli di Nina, perché Pasqua non è venuta per peggioramento della piccola figlia. La più grandicella par che stia meglio.
      Una volta che tu puoi passare le feste col tuo Ciro, io sto assai più tranquillo, e le feste mie le ripongo intieramente nel godimento di simile soddisfazione. Nina ed io, se mancherà Pasqua, staremo benissimo, ed orneremo la tavola con un baiocco di fiori. Non son queste le cose che mi sgomentino, ma sì le sofferenze di quelli ch'io amo. In quanto alla tua conversione durante le prossime missioni di Fiumicino, se essa dipende dalle orazioni del P. Minini ti convertirai un po più in là, almeno finché non lo abbia Ciro veduto per fargli la tua preghiera.
      Due o tre giorni addietro venne la Welisareff e lasciò i saluti per te. Io non la vidi, e lo seppi dopo partita. Ieri a sera poi mi incaricò Spada de' saluti suoi con mille voti di felicità per te e per la pupa.
      Questa dunque se la dorme? Lasciamola dormire. Non pare un cattivo segno. Eppure non può aver faticato a raccoglier la ciora perchè quasi neppur la raccolgono i ciorari, di Roma.
      Il giorno 5 mandai un biglietto di felicitazioni a Mons. Vincenzo Tizzani pel suo onomastico. Mi rispose nello stesso giorno firmandosi Arcivescovo di Nisibi, titolo che ancora erami ignoto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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