I saluti, gli abbracci, i baci etc. etc. fioccano al solito da tutte le parti. Stringi per me al cuore la biricchina, e ricevi le mie benedizioni.
Il tuo Papà
LETTERA 600.
A CRISTINA BELLI - FIUMICINODi Roma, sciabbà 19 maggio 1855
Mia cara Cristina
Ciro è determinato di tornare costì domani. Ma pure, per ogni buon riguardo, e perché qui è un vero inverno con tutte le sue stranezze, ti dirigiamo la presente per la posta, come si fece nel sabato della settimana passata, affinché tu non rimanga al buio sulle cose nostre qualora il tempo fosse in modo perverso da impedir il viaggio di Ciro. Ritornò egli in Roma felicemente, prima dell'avemaria, nel recente giovedì; ma non si è potuto dartene più sollecita notizia per mancanza di occasione nel giorno di ieri.
Venghiamo ora alla tua lettera da noi ricevuta per la posta questa mattina.
Bel tormento di conto pel governo l'aver messo fuori questo diluvio di Rame. Dice Sigismondo che questa andata per mare ad Ancona e poi il ritorno, girando due volte attorno a più di mezza Italia, per portar qui scudi centomila di quattrinacci, va a costare all'erario non meno di scudi mille. E dopo, puoi figurarti!, ci affogheremo tutti in simile immondezza.
A cena da Golini eh? Beata te! Dunque a voce i particolari? Ne diremo la storia. Sarà stata la cena di Baldassarre senza il Mane Thecel Phares (cioè domani t'esce il fiato), ma col compenso del coco pocco.
Dalle Servi Nina andò, e Ciro ti darà conto del risultamento di quella gita.
La modista promette la tua cappotta pel preciso giorno di S. Filippo, e si dà pronta a fare il cappello per la pupa appena torni tu in Roma. Poi passi l'angiolo e dica ammenne.
Io sto bene: Chiara sta meglio, ma con questa invernata Maggiorani la vuole ancora colle gambe sotto i lenzuoli, affinché il reuma non abbia a riaccendersi.
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