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      La biricchinetta dunque cammina da valorosa, e arriva da sé come una donnetta fino a osso onsino! Vedo poi lietamente che la ciarla seguita in essa a svilupparsi di giorno in giorno. Abbracciala per me tanto-tanto e coprila di baci che si sentano a Porto.
      Mi spiace assai quel vocabolo sciupata che trovo nella tua lettera. Mi par mill'anni che ritorni tu a Roma, per istartene a casa tua con più riposo che si potrà. Ah! quello sciupata mi dà fastidio.
      Ieri al giorno l'Avv. Barberi recitò alla Tiberina una prosa:
     
      In che debba consistere il vero amore della patria.
     
      Fu un'accademia grande e grossa, larga e lunga, piena di componimenti e di gente, più che se fosse stata solenne. V'intervenne un Cardinale, (Gazzoli) il Sig. Sigismondo e la Signora Barbara Ferretti, e sino quella schifenza del Sig. Giuseppe Gioachino Belli. Si tornò a casa verso un'ora di notte. Avvenimento da far epoca e, come direbbe Angiolina Lopez, di memoria e fama non peritura.
      Sigismondo, Chiara, Barbara, Gigi etc. etc. etc. salutano e abbracciano al solito te e la pupa; ed io faccio altrettanto e vi benedico entrambe.
      Il tuo aff.mo Papà
     
      LETTERA 602.
      ALL'AVVOCATO FILIPPO RICCINEL SUO GIORNO ONOMASTICO - ROMA
     
      26 maggio 1855
      Nunquam queruli causa doloris abist
      (Ovid: Trist: III.8.)
     
      Ser Pippo al tempo che toglieste moglieIo scrissivi una certa cantilena
      Più in acconcio che il bagno per le doglie.
     
      In essa vi mostrai tutta la scenaDel matrimonio, e diedivi il segreto
      Del come hassi a portar la sua catena.
     
      Dopo il consiglio mio dritto e discreto,
      Par che le cose non sien ite maleSe vi volgete a riguardarvi indietro.
     
      Quindici anni di vita conjugale:
      Senza risse né bronci né vergogneSon di bene un non piccol capitale.
     
      Una moglie soave, alle bisogneTutta intesa, e all'amor della famiglia
      Può farvi fe' s'io vi contai menzogne.
     
      E una figlia, e un figliuolo, e un'altra figlia


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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