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      Ecco pertanto riaffacciarsi ridente la lusinga di una più sollecita risoluzione di questa incomoda gnàgnera. Amen.
      Fra Carluco è più quieto di prima, ed ha questa mattina mostrato le natiche allo zio Sigismondo, il quale molto probabilmente sarà, da lui ancora, chiamato un giorno zio Bondo.
      Le d'Antonj debbono questa mattina essere uscite a far due passi. Vi salutano esse, e Chiaretta con loro. Speriamo di veder questa quanto prima.
      Alessandro Spada si va tuttodì rinfrancando, ma non cammina ancora per Roma. Pur egli manda saluti.
      Godetevi il buon tempo (qui un po calduccio) e ricevete le solite dimostrazioni benevolenti di quanti qui siamo. Amate e pagateIl vostro umilissimo istoriaro G. G. Belli
     
      P.S. Tenete d'occhio i quattrini, perché io possa alla opportunità rifornirvene.
     
      LETTERA 611.
      A LUIGI E CHIARA FERRETTI - FRASCATIDi Roma, sabato 25 agosto 1855 (Al mezzodì)
      Madamusella Chiara e Monsù Luigi
      Bisognerà che le vostre magnificenze si contentino anche per oggi de' caratteri o piuttosto delle slavature di me povero verme, imperocché l'altissimo Duca, il quale tornerà anche tardi a palazzo, mi ha detto in sul bello uscirne: Giuseppe, scrivete e spedite pure la lettera a Frascati, perchè io nulla ho ad aggiungervi. Ed in ciò dire è partito, incaricandomi però de' suoi saluti che io qui incarto e spedisco.
      La nostra di ieri era dentro un canestro pieno d'imbrogli. Se avete avuto il canestro avete avuto anche la lettera. In quanto alla vostra del medesimo giorno ci fu recata sì tarduccio che già (ma senza turbamento) credevamo che ci mancasse, almeno per ieri a sera, a colpa de' vetturini. Ma venne, e venne graditissima per le sempre uguali notizie della biricchina Teresa, alla quale darete mille baci per mammà, papà, nonno, zio e zia, e tutti quelli di casa mia.
      Di Cristina, che vi abbraccia stretti-stretti per quanto può nel suo stato di non robustezza, di Cristina nulla di nuovo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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