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      Ma dunque tuttociò, si dirà, indica in Roma strage e rovina! Neppure per sogno. I casi di morbo son pochi, e di questi quasi nessuno tocca i sobrii, i tranquilli, e i vigilanti nel curarsi ad ogni occorrenza. Dunque statti pur quieta, Cristina mia, e sappi che in generale Roma del cholera non ne parla e non se ne dà per intesa.
      Mi dispiace il peggioramento che annunzii della principessa Chigi Torlonia.
      Delle De Antoni ecco qui. La madre negli scorsi giorni ricadde inferma per la terza volta, con attacco pernicioso e minaccia di nervosa. Ora è di nuovo senza febbre. E la figlia? la figlia sta sempre (dirò) in bilico.
      Conosco la fiera cocciuta, cioè dei cocci, di cotesta Frascati. Ma! non vi sono coccetti e non può dirsi perciò cocciutella come la vorrebbe Teresa. Se occorrono a questa nuovi coccetti, dillo, e si manderanno da Roma che ne abbonda.
      La poltrona per Maggiorani sta in bottega del Mustioli, che ancora non ha fatto il cuscino. Dovremmo arrivare a S. Carlo!
      Degl'Inni dal 4 di questo mese non se ne parla più. E in ciò dovremmo arrivare al 1860!
      Tuo zio sta bene, Barbara tosse meno ed ha umori maturi, Ciro bene, io bene, Nina e Pasqua e Nanna bene, Pietro bene, l'altro Pietro il barbiere bene, il gatto bene, i sorci male perché il gatto se li divora... Ne vuoi di più?
      Ieri fu gran festa alle Stimmate, con pontificale di Monsignor Rosani.
      Questa mattina si è cantato solenne Te-Deum a S. Luigi de' francesi per la vittoria di Malakoff, e insieme per la preservazione dell'Imperatore nel recente nuovo attentato contro la sua vita.
      Circa i tuoi figlietti contentiamoci così. Li vorrei in istato anche migliore, ma, ripeto, contentiamoci. E tu ancora non vedi utilità di cotesti tuoi pediluvii! Che lunghe faccende!
      Insomma, parola dopo parola, ecco già piena la lettera. E per Ciro? Per Ciro ci sarà un altro foglio di carta, perché del presente non se ne può fare più conto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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