Mangiatevene in pace ancora il resto,
E noi non ci lasciate a denti asciutti.
Se poi per foia od altro fine onestoAvete fermamente risoluto
D'appiccarvi pel collo a quel capestro,
Chino la testa e mi rimango muto,
E volgerò l'amor che per voi sentoA secondarvi d'efficace aiuto.
Lasciate un po' ch'io mi vi ficchi drento,
Ed ho per voi già pronta una moglieraChe niun sapria raccapezzarla in cento.
Degli anni suoi non so la somma intiera,
Però che n'ha perduti andando a spassoO fors'anco ai tarocchi o alla primiera.
Ha un volto smilzo e un ventricino grasso:
Non die' mai prole al suo primo marito;
E questo è un punto che può dirsi l'asso.
È donna di scarsissimo appetito,
E a' suoi pasti pochissimo pretende,
Bastandole crescioni e pan bollito.
Si acconcia in casa a tutte le faccende,
E dà buon sesto agli affarucci suoi,
Chè meglio d'una ebrea compera e vende.
Vedete proprio se non fa per voi!
Su dunque, la man ritta e la man mancaPria datele e godètelavi poi.
Ella in Nigrizia potria dirsi bianca;
Possiede un naso proffilato e rosso...
Che più vi occorre? Che cosa le manca?
Non le manca né muscolo né osso,
Anzi, per dirla, ha più del necessario,
Cioè tre spalle e un po scrignuto il dosso.
Pronostica il mal tempo e il tempo varioPer certe sue locali trafitture
Che torranvi la spesa del lunario.
Però, ser Cecco, sposatela pure;
E vi sto a patto che ne andrete in succhioPiù che non fan le persiche mature.
Già di ragioni io ve ne accolsi un mucchio:
Or vi do la maiuscola da sezzoIn cui l'altre staran come in lor bucchio.
Essa alla destra sua non fissa un prezzo,
Né, voi morendo, alcun patto vi pone,
Perché d'esser venal sente il ribrezzo.
Morite quando e come Iddio dispone:
Ella giammai non vi farà rimproccioSe, restandole ai Lotti una pensione,
Voi lascerete allor tutto al figlioccio.
G. G. Belli
LETTERA 621.
A CRISTINA BELLI - FRASCATI
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Nigrizia Cecco Iddio Lotti Belli
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