C'è stata un po di febbre, ma questa mattina non c'è più. Niun dolore né peso di testa, niuna molestia nel petto, niuna insomma di queste cose. Buone orine, serenità di spirito, anzi buon'umore.
Insomma uno de' suoi ordinari costipamentucci di sei o sette volte all'anno. Falcioni sta colla podagra, ed ha in sua vece mandato un suo dottor Baglioni, il quale deve avere molta scienza, se questa abbia a misurarsi dalla ciarla. Dunque concludiamo: non ti mettere in alcuna pena, perché le cose stanno proprio come te le dico io.
Dimani compie Carlo il suo terzo mese: tre baci per me in questa occasione.
Dopo dimani ricorrerà il terzo onomastico di Teresaccola. Altri tre baci a lei anche per questo. Oh che affollamento di ricorrenze! Non si arriva in tempo a respirare.
Io pago alla balia di mese in mese anticipatamente. Dopo dimani, come sai, sarà la scadenza della mesata a tutto il 15 novembre. Dimandale se ho da passare gli Sc. 4:50 a Nina, come essa Nena mi fece fare alla metà di settembre: se no, dica come debbo ora regolarmi.
Ti spedisco un canestro di biancherie.
Adesso che ti sento mortificata non ti parlerò più di dittonghi. Quello che è stato è stato, e ritorniamo più amici di prima. Non posso nasconderti però che con quella chiamiamola inavvertenza mi offendesti assaissimo. Niuno, figlia mia, ti obbliga a scriver latino. La lingua la sai e basta. Ma quando vuoi scriverlo, sta' colla testa a casa e bada ai dittonghi, badaci per carità. Non se re parli più: una pietra sopra e una sotto.
Saluti e risaluti di tutti: rispetti e ririspetti di tutti; e ribaci e riabbracci e ribenedizioni a guisa di polli e ripolli.
Il tuo aff.mo papà
LETTERA 625.
A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, venerdì 19 ottobre 1855
(Ore 8 3/4 antimeridiane)
Cristina e Ciro, figli miei cariRiscontro la letterina di iersera, da cui apprendo l'ottimo stato di tutti voi e il profitto che ricevete dalle attuali deliziose giornate.
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