Essa ha manipolato tutti questi ed altri vergognosi pasticcetti, mentre mi mandò per mezzo intanto di Nina tanti affettuosi saluti e l'assicurazione della pena che io le faceva pel mancare di donna, non senza pure infiltrare in tuttociò qualche amoroso consiglio (benché da Pasqua respinto) di cercarmi una donna, per toglier lei (Felicetta) dall'angustioso pensiere di avere ella senza colpa messo la nostra casa in simile disappunto. E così Pasqua aveva cominciato la bella sua nuova-vita col digiuno, coll'arrabbiarsi per le infernalità de' suoi nipotini, col girar pei Monti a cercar qualche zinnata all'ultima creatura (nonimestre) della sorella, col lavare a questa i suoi stracci e quelli di alcune posterelle che essa ha, col camminare sempre piegata a mezza-vita, nella bassissima soffittaccia dove abita Felicetta, e col ricevere continui rimproveri dal caro cognato, sospettoso che gli mangiasse ella il pane.
Finalmente Pasqua le fuggì ieri da casa dicendole: tu stai un po meglio, ed io voglio andare dai padroni mii, perché non vorrei che non vedendomi più né più niente sapendo di me, si trovassero un'altra donna, ché ne avrebbero troppa ragione. Venuta poi qui si trovò le notizie che dettero luogo all'altra scena da me compendiata a voi ieri nella mia N° 79.
Tutte le suddette manifestazioni vennero a galla iersera nella sbottata che fece Achille nella soffitta della strega, intantoché Pasqua vi diceva pure le sue, narrando in di lei presenza al marito tutte le suggestioni da lei datele per metterlo in guerra con lui, al tempo stesso che insipillava lui per metterlo in guerra con lei.
Il fatto ora è questo: che Pasqua oggi è qui, veramente contenta come una pasqua, e contenta in modo che un po commuove e un po fa crepar noi dalle risa. E poc'anzi è venuto anche Achille, mortificato come un pulcino.
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