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      Vengo per ultimo ad abbracciarvi e strabenedirvi coi vostri carissimi ciammaruchi.
      Il vostro Papà aff.mo
     
      P.S. Si è rannuvolato. Dopo la cascata mia di lassù avesse anche da caderne la pioggia!
     
      LETTERA 626.
      A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, martedì 23 ottobre 1855
      Ore 10 antimeridianeCristinella mia cara
      Avrai già fin da questa mattina ricevuto il canestro di biancheria che di qui ti spedimmo iersera, non essendo stato possibile il farlo partire per le vetture della giornata, come ti dissi nella mia precedente.
      Ricevemmo intanto la lettera tua colle solite buone notizie di salute e di tempo. Quello che mi dispiace è l'udire come per poter fare due passi nella villa ti bisogni aprirti il transito fra la folla calcata a furia di spinte, d'urtoni e di gomitate, con rischio anche di venire a rissa con qualcuno o qualcuna, e metter forse mano al coltello. Non lo portare, Cristina mia, il coltellaccio: lascialo a casa: non ti cimentare; o piuttosto, se ti rincresce di andar senz'armi, va a passeggiare in qualche chiostro di frati, ché lì non troverai gran concorso. Di' a Teresa che il suo papà andò ieri a caccia per le campagne di Rocca Gorga, ma non c'erano dòlele. - Di queste ne portò, in vece di tordi, il Sig. Pio Casamenti, che pranzò in casa Ferretti, dove passò a riprenderlo il vetturino di Marino mentre stava ancor masticando il penultimo boccone. Stava di buon aspetto quel Sig. Pio. Come gli conferisce in bene l'aria campestre appena egli esce da Roma! Ma già, il beneficio dell'aria l'ho veduto sempre miracoloso per tutti, a meno che chi va a cercarlo non abbia già la macchina sfacellata come la Chiesa di Santa Chiara.
      Circa alla Chiesa di Santa Chiara non pensai di scrivertene ieri nella mia lettera. Nella mattina se ne venne giù tutta la volta e tutto il tetto superiore. Siccome si stavano eseguendo alcuni parziali ristauri nell'interior della chiesa, al momento della caduta trovavasi in una cappella un muratore, eppure non restò offeso.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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