Pochi momenti prima il Sig. Severini era stato sopra la volta a praticar qualche esame per miglior diligenza, affine di vedere se mai vi apparisse qualche lesione che richiedesse qualche convenienza di puntellatura. Appena partitone lui la chiesa gli fece appresso quell'inchino. La rovina delle macerie, dei travi, delle tegole etc. s'insaccò tutta fra le pareti del tempio, e se qualche parte di mattoni e di calcinacci balzò fuori e cadde per la strada (che pur qua e là ve ne cadde), non colpì alcuno, cosicché non devesi in tuttociò deplorare niuna disgrazia d'uomini, benché il fatto accadesse in piena mattina e in luogo così frequentato. Dice un buono, savio e prudente cristiano che già egli usava di udir messa pochissime volte, ma che d'ora innanzi a messa non ci andrà mai più, per ovviare al caso che le chiese cadangli addosso. Delle quattro virtù cardinali la prima almeno a questo eccellente galantuomo non gli manca di certo.
Tuo zio prosegue nel suo lodevole stato. Stà sempre in piedi, e questa mattina esce di casa per le sue faccende. Egli ti saluta, e, indovinaci un po!, ti saluta anche Chiara! Eh, stai per tornare a Roma... Circa a Barbara, non la ho questa mattina veduta; ma da un breve discorsetto che ebbi ieri al giorno con lei desumo il suo desiderio di mantenersi con te sempre in affezione. Circa allo Sventolino (come lo chiamalo speziale Donati), quello non parla mai.
Addio, figlia mia: saluta la balia, dà mille baci per me a' due tuoi naccherini, ed abbiti da me mille abbracci e benedizioni.
Il tuo aff.mo Papà
LETTERA 627.
A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, ultimo giovedì di ottobre (25) dell'anno 1855
Mi pare, Sora Cristina, una buscherataccia questo andare girandolando di qua e di là senza mai né posa né tregua. E Albano, e Grottaferrata, e ri-Albano, ri-Grottaferrata!
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Sig Chiara Roma Barbara Sventolino Donati Papà Roma Sora Cristina Albano Grottaferrata Albano Grottaferrata
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