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      Il tuo aff.mo padre
     
      LETTERA 630.
      A CIRO BELLI - FRASCATIDi Roma, mercoldì 31 ottobre 1855
      Ore 11 1/2 antimeridianeMio carissimo figlio
      Accadde ieri a sera la stessa faccenda della sera precedente. Non venne la lettera tua. È venuta in vece adesso appuntino. Ora che fa tempo cattivo si risparmiano questi galeotti la girata notturna, e portano poi le lettere nel giorno consecutivo a tutto lor comodo. Dunque ringraziamo Iddio d'essere al termine di simili imbrogli.
      Vedo intanto che bene io feci iersera a dirigerti la mia antecedente N° 93 senza aspettare l'arrivo della tua. Sarei stato fresco se l'avessi attesa per riscontrarla! Non avreste voi altri conosciuto tuttora il ritardatissimo ricapito della vostra di lunedì 29.
      Va benone: vi aspettiamo a pranzo dimani, e faremo insieme la festa dei Santi. E perché questo spostamento di viaggio mi dovrebbe dispiacere? Hai combinato le cose a maraviglia.
      Temo che con questi continui diluvii dobbiate, figli miei, trovarvi imbarazzati pel trasporto de' vostri bagagli. Circa alle biancherie poco male: si stendono, si asciugano in qualche modo, anche si lavano... Ma pei vestiarii! Uhm! Iddio ce la mandi buona. In quanto alle vostre persone, spero che vi diano un legno che non faccia acqua, né di sopra, né dalle spalle né dai lati. Ihii, quante cose desidera questo lumacone di vecchio! Lo capisco, desidero assai, perché assai mi state tutti e cinque sul cuore. Io non sarò ben tranquillo che quando vi vedrò sani e salvi (e diciamo anche asciutti) al mio fianco.
      Nella tua di lunedì 29, parlando tu del nostro prossimo riabbracciarci, aggiungesti: oh fosse almeno un abbraccio da stringerci in modo da non doverci più separare! Ma!... Or vedi un po, Ciro mio: quel ma, con quel punto ammirativo, con quei puntini, mi ha ficcata una pulce nelle orecchie.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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