Questo mio atto, come V.ra Ecc.za R.ma ben vede, non è soltanto un mio desiderio di onore, ma sì pure e specialmente l'adempimento di un preciso dovere, e dirò ancora un urgente bisogno, non essendomi lecito di pubblicare il volume senza la precedente presentazione al Santo Padre del primo esemplare.
Con profondo ossequio inchinandomele torno qui a dichiararmi rispettosamenteDi V. E. R.
Roma, giugno 1856
LETTERA 633.
A TOMMASO GNOLI - ROMA[18 agosto 1856]
Fàmose un po' a capì, sor Tomasso mio caro. Da qualche parola dettami ieri da Cristina dopo la tua partenza di casa mia, mi pare di poterne raccapezzare che tu forse ritenga esserti venuta da me la lettera a stampa dello Spada intorno a' miei inni.
Gnornò, sor Tomasso, pijjate quìvico. Te l'avrà mandata o lasciata all'uscio quel canapiolo dell'autore. A nulla io do corso che ridondi a mia lode; e per dartene prova eccoti in anima e corpo il libro degli inni. Leggilo tutto, se ti basta lo stomaco, e dagli poi giù senza riguardi allo Spada e senza misericordia altuo Belli
18 agosto 1856
LETTERA 634.
A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, sabato 18 ottobre 1856
ore 7 pomeridianeMia cara Cristina
Ecco il Bicchieri colla tua lettera d'oggi. Ciro, naturalmente non è in casa, e do principio io alla risposta. La storia del divezzamento di Carlo, con tutti i suoi amminicoli di stranimenti per lui e di strapazzo per te e per gli altri, non mi giunge inaspettata; ché anzi, ti dico il vero, mi aspettava anche di peggio, benché non è pur poco quanto mi narri. Gran passaggio è questo dello slattamento! Circa a Teresa prego sempre Iddio che le tolga questa molestia della tosse. Ma col pessimo tempo che or corre come si può mai prosperare? È venuta oggi quella tal donna che la Sassolini mandò una volta a stirare per Elena, e l'ha avvisata che lunedì verrà a prenderla per farle fare la devozione.
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