La detta donna ebbe ieri simile incarico per mezzo di Teresa che fece una corsa a Roma col Maggiore, e subito ne ripartì. La poltroncina da accomodarsi, a quel che mi pare, la riavremo pel tempo della befana. Tutti così, e sempre così. Basta, di questa minuzia non ti dar pensiero. Io come sto? Eh, col reuma sul collo, sulla spalla e sul braccio. Vado a messa e torno a casa: il tempaccio non mi permette di più: Pascenza. La pena che io mi prendo non è per me, ma per te, per le creaturelle nostre e per la balia. Abbiamo fatto un buon negozio!, ma il futuro chi lo conosce? Si opera per bene, e si riesce al male. Ti abbraccio, figlia mia, co' miei cari nipotini, e nella speranza di rivedere il sole mi ripeto di cuoreIl tuo aff.mo papà
LETTERA 635.
A TERESA BELLI - ROMA[s. d., ma probabilmente Epifania 1857]
Teresa mia caraM'ha detto il befanino che tu sei buona. Una volta eri un po cattivella, ma adesso le cose vanno benino, e ti fai il lavativo come una donnetta di garbo, perché tutte le donnette di garbo si fanno il lavativo.
Dunque ti riporto qualche regaluccio, e te lo mando giù pel caminetto dal Befanino mio, che si chiama Schizzafòco.
Domani io torno al paese a preparare altra robuccia pei ragazzetti e per le ragazzette buone che dicono l'orazioni, che ubbidiscono a papà, a mammà e a nonno vecchietto, e si fanno il lavativo senza piangere. Addio, Teresa mia fricciccarella: ci rivedremo quest'altr'anno. Salutami la Signora Cristina, il Signor Ciro e il rispettabile Signor Giuseppe.
Un'altra volta penserò pure per Carlo tuo fratelluccio.
La tua aff.ma Befana
Maccheramà Babì
della Zugna
LETTERA 636.
A CRISTINA BELLI - FIUMICINODi Roma, sabato 17 aprile 1858
ore 10 antimeridianeMia cara Cristina
Giunta in questo momento la tua desideratissima lettera di ieri, l'ho aperta e letta, così autorizzato da Ciro al suo uscire di casa.
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