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      - Sto io qui scrivendoti questa tirata di morale, e non so neppure se imbrocco nella grammatica, con Giacomo un po intorno e un po addosso che mi distrae fra le vetture, i cavalli, i Peppi, gli Isidori, i Vincenzi, non che fra gli stimoli del giocar seco a nascondarello. - Melata gli ha trovato questa mattina il tumoretto quasi rincarnato. Or senti questa, che è da ridere. Tu sai che io tengo sotto campana un ritratto di gesso di Gall con sopra delineato in rosso il di lui sistema craniologico. Ebbene, Giacomo lo riguarda come tutto ferito, e lo cura con fasce e cerotti di carta, desiderando di far guarire con sé anche il povero Capoccioncello, nome che gli ha egli assegnato.
      La indovinasti: né la Signora Poli né io avemmo l'altro ieri coraggio di recarci al Bambino Gesù. Lo ebbe Ciro però, ma io l'indussi a prendersi un trasporto almeno per l'andata. Circa poi alla rinfrescata dell'atmosfera, discese essa giovedì per quasi dodici gradi essendosi abbassata al 18.mo e qualche linea. Ieri sera tornò il caldo e continua, benché non tanto smanioso.
      Ti saluta il P.e Curato. Tu abbraccia per me le creature, riverisci la famiglia Ricci, ed abbimi sempre qual mi considerotuo aff.mo padre
     
      LETTERA 642.
      A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, giovedì 1° settembre 1859
      (ore 10 antimeridiane)
      Mia cara e buona figliaTi sarà stata ricapitata dai vetturini nella sera di lunedì 29 prossimo passato agosto, la lettera in cui ti partecipai il ritorno felice di Ciro nella domenica precedente, ti comunicai la risposta del D.r Maggiorani circa alla tua dimora in Frascati, e ti dissi qualche altra cosetta.
      Questa mattina Ciro andrà da Teresuccia nostra e le porterà le scarpe risolate dal Lelli con aggiunta di qualche carezza alla tomarra. Eppure mi disse la Maestra dell'educandato esser Teresa una delle più accurate conservatrici di scarpe.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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