Ad ogni modo ho io disposto di farlene fare anche un paio nuove, affinché ad una occorrenza non resti coi piedi per terra. E tu dici benissimo che il mutar calzolaio non ci procurerebbe alcun guadagno. Preghiamo Iddio che ci conservi in salute quella cara fanciulla, e buona notte alle scarpe.
Mezzodì
Riprendo a scrivere dopo una interruzione, essendo andato prima alle Stimmate e quindi a vedere se era tornato a Roma il P. Minini. È tornato. Non ho però potuto vederlo, perché era a Santa Rufina. Richiesto da me il buon portinaio intorno ad una lettera (la tua) lasciata giorni addietro in portineria pel detto Padre, mi ha risposto che ve n'eran due che gli furono entrambe ricapitate. Sul principio della prossima settimana io ripeterò al Padre Minini, la visita, e vedremo. Tu hai dimandato a Ciro notizie. Non ve ne sono, Cristina mia. Di cose politiche è un imbroglio come un nodo gordiano: di cose romane nulla abbiamo degno di relazione. Pare che al Papa (ciò solo sarebbe interessante, se fosse vero) siasi aperta una piaga in una gamba in seguito d'un risipola. Iddio ce lo conservi, specialmente in questi tempi sì torbidi.
Ti saluta affettuosamente la Signora Poli, e presto ti scriverà. Ti salutano pure Biagini, Pietro Angelini e le due Nanne domestiche.
Abbraccia e bacia per mio conto Carlo, Maria e Giacomo pecoraretto; e tu ricevi un tenero abbraccio e mille benedizioni da meTuo aff.mo padre
LETTERA 643.
A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, venerdì 2 settembre 1859
ore una pomeridianaCristina mia cara
Ritornato in questo momento a casa dopo essere andato da Lelli il calzolaio e a portare ai vetturini una mia lettera per la buona Marietta Ricci, ho trovato sul mio tavolino la letterina da te inviata ieri a Ciro per mezzo del Sig. Ratta, e da Ciro fatta a me giungere dall'Uficio dove questa mattina l'ha ricevuta.
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