LETTERA 651.
A CIRO BELLI - FRASCATIDi Roma, sabato 24 settembre 1859. Mezzodì
Mio carissimo Ciro
Alle 10 mi è pervenuta la tua delle 7 1/4 di questa mattina, da cui rilevo l'unanime voto de' medici circa al ritorno della povera Cristina. Pazienza ancora! Dio sa quel che fa, e vuol ciò che vuole. Il riaver qui Cristina è il nostro ardente sospiro; ma saremmo carnefici se la esponessimo troppo presto a un rischio che, non approvato dalla prudenza, potrebbe riuscirci fatale. Lasciamo fare ai medici, entrambi dotti, oculati, cordiali ed onesti. Ripeterò dunque: ancora un po di pazienza, e mandiamo intanto innanzi i preliminari che dispongano la inferma ad un passo troppo critico senza qualche gradato tentativo intermedio. Iddio ci farà poi giungere al sospirato momento!
Ti ho già scritto questa mattina in risposta alla tua lettera non che al tuo polizzino di jeri sera. La scatola colla cuffia l'ho spedita verso le 9 1/2 mandando insieme la lettera separata, affinché in ogni caso ti serva di notizia della eseguita spedizione sia della scatola che della canestra. La lettera e la scatola (portate all'agenzia da Pietro il barbiere) ti saranno giunte affrancate: non così però il vuoto canestrone, poiché se l'è riportato indietro lo stesso facchino che unitamente alla balia ce lo aveva qui recato. Ora, il facchino non avea facoltà di eseguirne l'affrancazione, atto di pertinenza de' soli impiegati dell'agenzia. Per la fretta non ho poi incaricato Pietro di pagare anche il porto di essa canestra quando l'ho quindi spedito all'Uficio colla lettera e colla scatola. Ritornatovi io poi sopra colla memoria, oh diamine, ho esclamato: dunque la canestra non affrancata non parte! E qui Nanna un'altra volta correndo all'agenzia. Ma gl'impiegati le han risposto: non importa, già è stato registrato (per la canestra) diritto di porto da pagarsi a Frascati.
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