Vorrei aver parole di fiamma, affinché, oltre al tônarti all'orecchio, ti balenassero agli occhi. No, figlia mia buona, non far così: non uccidere il tuo Ciro di ambascia, non uccidere il tuo papà: rasserenati in Dio. Egli ha principiato l'opera: egli la compirà.
Queste parole io direi alla cara inferma se parlassi ora con lei. Ma qual frutto me ne potrei ripromettere se inefficaci riescono i conforti di ben altra autorità che i meschinissimi miei? Ah! Mons. Tizzani mi diede molto miglior sicurtà sullo stato morale di Cristina!
Ferretti è grandemente agitato per questa ipocondria della nipote, e partecipa de' miei sentimenti. Fede e quiete. Senza queste poco può il resto valere. Si è veduto talvolta un fiero malore (anche non pria mitigato al grado attuale di quel di Cristina) esser vinto da un trasporto di speranza. Ma Dio buono! Qui il mal fisico cala e il morale si accresce. Quale contraddizione è mai questa, Cristina mia pazzerella!
Sigismondo, la Sig.ra Poli, le donne, tutti mandano cordialissimi saluti. Le creature, prima di andare a letto ove ora dormono, mi hanno incaricato di un bacio a Mammà e un altro a Papà. Io vi associo i miei abbracci e le mie benedizioni.
Il vostro aff.mo padre
LETTERA 655.
A CIRO BELLI - FRASCATIDi Roma, mercoldì 28 settembre 1859:
ore 9 pomeridianeCiro mio caro
Circa un paio d'ore dopo avermi tu scritta oggi la tua delle 4 (giuntami alle 8) avrai veduta Clotilde, latrice di un mio foglio con uniti Sc. 19:26.
In attenzione di altra tua, nella quale son certo che mi notificherai domani mattina l'arrivo di essa Clotilde, io mi anticipo al solito fin da questa sera le presenti poche parole, riserbandomi a farci una aggiunta al nuovo giorno se il seguente tuo foglio mi perverrà in tempo pria di mandar questo mio all'agenzia. In caso contrario ne riceverai riscontro la sera, dovendo io domani intorno al mezzodì occupar qualche tempo nella regolar visita alla nostra Teresa.
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