I quattro spagnuoli vi saranno piaciuti, perché sono bellissimi. La mia salute è piuttosto buona per dire il vero; ma pure sono travagliato da qualche dolore di capo. Sarà effetto delle riprese occupazioni dopo tanto tempo di riposo. Il non avermi dato mai notizie di Cencia mi fa credere che non le abbiate detto che mi scrivevate. Se ciò non è, e non avete ragioni per farlo essere, vi prego salutarmela affettuosamente. Io le scriverò sabato in risposta alla sua che in detto giorno debbo ricevere. Nello scorso ordinario scrissi a Rutili [sic], e gli acclusi un mezzo foglio per essa. - Amatemi come vi amo, e credetemi pieno di stima.
Vostro aff.mo a[mi]coG. G. Belli
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N. 6 = Risp.a al N. 3 - Roma, Sabato, 11 Dicembre 1824
Tu sei veramente graziosa, Cencia: vai imponendomi leggi a tutto pasto, e pretendi che mi vi assoggetti alla cieca. La tua intenzione è ottima, ma talora mandandola ad atto non prevedi, cuor mio, potere io avere ragioni vigorose per mancare. Lasciamo stare le leggi fondamentali del nostro amore: quelle vanno bene, e mi taccio: ma il non volere che io replichi nulla a cose che mi dici, e nelle quali posso esser persuaso che tu viva in errore, ecco ciò che non ti vuò menar buono. Quando le tue parole colpiranno nel segno, io osserverò silenzio: ma questa volta per esempio non posso dispensarmi dal ripeterti che la somiglianza del mio stato a quello di Liberati è verissima, e non già pietosa finzione. Dunque, Cencia mia, se ciò ti giova, vivine lieta e convinta.
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