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      Voi dimandaste, egli fece valere il pregio delle dimande vostre: ed io credetti che meno non si potesse fare per dimostrarsi non esempio di scortesia. Cionondimeno confesserò che mia intenzione allora non fu di dare acqua a fiori disseccati onde rinverdissero ad esalare un profumo di cui dovranno mancar sempre. I superflui ringraziamenti vostri intervennero, e la mia delicatezza mi svelò le brutte tasse di villania che il mio silenzio mi accaparrarebbe. Eccovi dunque di nuovo fra queste mie povere carte, su cui non vedrete più brillare una scintilla di vivacità né di gioventù. Mi sento pigro e vecchio; e se una reliquia di luce viene ancora balenando a tentarmi di riminiscenze, io serro gli occhi, e mi pasco fra le tenebre in cui tutto finisce e si perde. - La mia firma diceva appunto 996. È una specie di nuova cifra che avete perfettamente interpretata. Intorno poi alle due lettere, O.S., poste in capo all'antecedente mio foglio, io vi concedo che tolto il dizionario italiano scegliate le più belle e dolci parole che per quella incominciano: attribuitevi quelle parole; e non vi dilungherete di un passo dalle mie intenzioni. Se poi anche vi piace, interpretatele sino per Ostro e Scilocco; e così sarà chiara come il contrasto di due venti incogniti vi facesse girare il capo sopra la bussola. E qui protesto solennemente che io intendo celiare con queste metafore cadutemi ora sotto la penna per ozio. - Non crederò di avere mai in vita mia rinchiusa in più esatte espressioni una opinione solidissima qual'è quella che concerne il futuro destino del mio figlio su questa nostra terra nativa.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





Ostro Scilocco