Riverisco il Signor Domenico Perozzi e rimangoVostro obbligatissimo amico e servitore
Giuseppe Gioachino Belli
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Alla nobil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, nata M.sa Roberti
Ascoliper Comunanza
Di Roma, 30 Agosto 1828
C.[arissima] A.[mica],
Colla diligenza di ieri ebbi gli scudi 6:07 1/2 rimborso degli oggetti che vi aveva spediti pel Coccioletti villano furbo e diffidenze di voi, di me e dell'amico suo. Aveva qui molti pollastri che gli dovevano diventare molti quattrini; ma egli amò meglio ciò che si dice mettersi al sicuro; e buon pro gli faccia. - Che mi parlate voi di simulazione, di dissimulazione, di dolomalo e di tutta quell'altra schiera di galanterie del Cicerone de Officiis?
Voglio essere appiccato per la gola se ho io mai conosciuto quelle utili vernicette della sincerità. Voi non avete fede; e mancate dunque della prima virtù cristiana. Che se la speranza e la carità vi trattano così male come la loro sorella maggiore, addio paradiso! Siate buona, ecco quello che vi può dire un povero peccatore par mio: siate buona, e credete, perché senza la credenza buona notte alla dispensa. - Dove mai! Possesso io di lingua inglese? Neppure per sogno: son tutte cose ruspate qua e là per far figura. Adesso in Carrozza; e prrrrrrr... che giro! Sino ai Muriccioli della fine del Mondo.
Non posso scrivere di più perché non ho più tempo e non ho più carta, e non ho più memoria di altro. Borbottate? Fate pure: ma se io non fossi io, o voi non foste voi, direi:
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