Io non ho fatto questa gita per udirlo. Lo conosco abbastanza. Sono bensì andato domenica mattina a eseguire la vostra commissione a questo convento di S. Giovanni. I frati cantavano in coro le ultime ore della mattina: mi appostai in sacristia e mi feci dal Sacristano indicare il vostro Padre Nicola. Egli ricevette con piacere i vostri saluti, mi fece il vostro elogio, e non fu elogio da frate, perché la pietà, l'umiltà e la mortificazione non vi ebbero luogo. Volle poi sapere da dove fossi io, e come vi conoscessi, e da quanto tempo, ecc. Di poco io lo soddisfeci; ma egli si mostrò pago anche del poco; e in questo fu frate anche meno che nel resto. Ecco servito il vostro buon cuore: ufficio per me non nuovo, ma non sempre di piacevole ricordanza. Il Sig.e Cardinali d'Imola dev'essere un tale che alloggiò tempo fa per due giorni nella locanda del Leon d'oro, dove io abito. Lo incontrai anche a pranzo alla mia tavola. Forse la sollecitudine della mia risposta non si accorda col comando che me ne faceste. Ma come si fa? La vostra del 3 giunse quì la mattina del 5; e le combinazioni di corrieri in arrivo e in partenza non mi lasciarono che mezz'ora di agio al riscontrarvi. Ora quell'agio diveniva disagio, col frate di mezzo e col bisogno di scrivervi cento linee di ciarle. Credo che io resterò quì a tutto il 14, e chi sa se di più! Addio. Sono il Vostro
Aff.mo amico e servitore G.G. Belli
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, nata M.sa Roberti
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