Domine, fallo Tristo! È tardi ed io voglio andare al teatro. Dunque, fuori i saluti. Vi ringrazio di quelli che mi avete fatti, e ripeteteli. E fuori la firma. Eccola
Il vostro quel che voleteCalossi
Il primo giorno fra l'ottava della Befana del 1832
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
Macerataper Morrovalle
Di Roma, sabato 28 gennaio 1832
A.[mica] C.[arissima] Met.[?]Ecco come stanno le cose. Rispondo alla [sic] vostre 4 pagine del Gemelli-Carèri, partite da voi il 14, arrivate a Roma il 24 e recate a me il 25. Amen: questo dopo la requiemeternam e la stampella. Ringrazio Pirro de' saluti e del suo giudizio sul mio giudizio intorno al suo giudizio. La vostra ambasciata l'ho intesa: intendete la mia: e un altro amen. Non ho voluto affatto farvi valutare né moltitudine né fatica di mie visite al Borghi; ma semplicemente tracciarvi una storia dolorosa del niun conto che ne tenne sin quì il Borghi stesso, al quale i gradini di casa sua non sono cosa straniera. Dopo altre visite e ambasciate e biglietti, lo afferrai un giorno allo scrittoio. "Borghi, bisogna finirla - Ma Monsignore... ma bisogna... ma pare... Quello che pare e bisogna è di finirla. Io vi accordo il dritto. Voi concedetemi il fatto."
Quì il Borghi e il Belli protrassero un mezzo altercuccio, la conseguenza del quale fu un biglietto del primo al Monsignore onde ottenere le debite licenze. Io lo portai al Monsignore. Trovatolo assente, vi tornai: assente ancora.
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