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      Lasciai il foglio. Nel giorno consecutivo in moto il successore del Menicuccio per la risposta. Eccola "Bisogna che io parli prima col Borghi". Aspetta aspetta: silenzio. Impenno: mi si risponde "Va bene". Incontro il Prelato, dirigendomi a lui "Uh, Belli, avete ragione, il mio affare mi ha tolto di mente il vostro". E per verità il Monsignore ne ha avuto uno gravissimo con un suo emulo di tribunale. Ecco come stanno le cose. -
      I difensori di vostro Suocero non li conosco che di vista. Il Cini è ora sostituto di camera. Vi ho però servita con raccomandazione al Tribunale. Il S.r Perozzi non lo incontrerò certo, perché non vado in alcun luogo. - Mi rallegro nuovamente delle vostre consolazioni di famiglia. Famiglia! Oh nome di dolore in Romagna!
      Ecco come stanno le cose. I Mercanti (almeno quelli di questa Capitale) non sogliono farsi imporre dalla qualità ma dell'esperienza de' compratori. Io non capisco niente: Domenico è sarto, e Antonia sartrice, cuffiara, ricamatrice, parrucchiera, ecc. ecc. ecc. Purtuttavia, sappiatelo, alla compera de' difettosi peloni intervenni anch'io in terzo, e il mercante ci corbellò ambitre, come disse la bo[na] me[moria] del Viscardi da Roma. Ecco perciò che il servizio che mi chiedete doppio per un'altra volta, non ve l'ho reso sdoppio neppure in questa. È certo purtuttavia che questo stingere io lo previdi e lo minacciai: ma nel vostro cuore io non feci mai breccia, per grazia di Dio. Il lustro english fashon [sic] sarà provveduto, provveduta la polvere odontalgica, e andranno col resto nel magazzino di deposito; ché il Crocenzi, cercato da me ai tre alberghi, era già da tre giorni ripartito, se il vero mi disse lo stalliere di Sant'Antonio.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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