Voi me lo augurate così, ma io vi risponderò a tuono il 31 dicembre: a cose fatte. Circa ai voti miei prendeteveli intanto a genio vostro: ne ho d'ogni specie: non si tratta che di aprire una scatola piuttosto che un'altra. Sono il vostro affezionatissimo amico e servitore
G.G. Belli
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Alla Nobile e Gentile Signora
S.a Vincenza Perozzi N.a M.sa Roberti
Macerataper Morrovalle
Di Roma, 19 agosto 1837
A.[mica l C.[arissima],
Quando ebbi la vostra del 14 luglio io era nello stato che vi avrà dipinto il Signor Giuseppe. Quando mi giunse l'altra del 10 corrente mi trovava in letto infermo dalle mie vecchie infiammazioni, riaccese dalle afflizioni, dalle angustie e dalla fatica. Non posso enumerarvi i molti e grandi motivi di queste tre cagioni di danno. Vi basti che son tali da tenermi quì incatenato malgrado il pur troppo prossimo pericolo di cholera che già mi ha ucciso varii conoscenti. Non m'è possibile, no, non mi è possibile allontanarmi da Roma. Se ne sapeste tutti i perché, direste: povero Belli, hai ragione. Vi scrivo in fretta. Tra le infinite brighe che mi assediano, debbo oggi rispondere a dodici lettere, e mi sono oggi alzato dal letto. È arrivata l'ora mia. Venti anni di calma! è tempo dello sconto. Perdonatemi se raramente vi scriverò: sarebbe una occupazione rara, ma è pure una occupazione di più; e ne ho tante! Non sospettate di esagerazioni: dico la verità. Perdonatemi.
Ringrazio il buon Pirro delle esibizioni unite alle vostre; e le tengo nel cuore.
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