Come mai l'ottimo Signor Pantaleoni non disse in fin de' conti: ma quì non abita un Belli? chiamatemi Belli. Io ho sempre ignorato l'aneddoto che mi narrate. Ringraziatelo, salutatelo, e chiedetegli scusa per me per le conseguenze spiacevoli di questo equivoco.
Ora per esempio sta per suonare la mezzanotte tra il giorno 13 e il 14, ed io tra la cena ed il letto di spine preparo questa lettera onde portarla da me dimani alla posta. Prima non ho potuto scriverla: dopo non potrei. Eppoi giudicate se non reo scrivendovi tardi, di rado e poco. Saluto Pirro, Matilde e tutti, e vado a letto dopo caricata la trappola perché ho i sorci in camera che m'invidiano mezz'ora di sonno.
Sono il vostro affezionatissimo amicoG.G. Belli
P.S. - Un altro segreto. Procuro in ogni modo di sollevare dal mio carico personale il piagato patrimonio di Ciro. Se i vostri amici di codesti luoghi avessero bisogno d'affidare a qualcuno in Roma i loro affari (non mi vergogno delle onorate fatiche) e voi lo sapeste... mi sono spiegato. Cara Amica, è venuto il tempo della prova. Unirei i negozi altrui a' miei, e tirerei due carretti con un solo sforzo di petto. Voi siete delicata e riservata. Pensate che il mondo perdona più facilmente un delitto che una disgrazia.
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Alla Onorevole e gentil Donna
Sig.ra Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti.
Macerataper Morrovalle
Di Roma, 28 novembre 1837
Cara amica,
Alle premurose dimande della vostra del 23 non posso rispondere. Vi vorrebbero molte parole e assai dolorose.
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