La vita.
Vedete voi questo mantel consuntoSì che a traverso vi traspare il cielo,
E più che un panno si può dire un velo,
A tanto stremo di vecchiezza è giunto?
Esso, l'anno primier che l'ebbi assunto,
Sfidar potea degli aquiloni il gelo;
Ed or s'è dileguato a pelo a pelo,
Or s'è tutto sdrucito a punto a punto.
O giovanetti, vi scolpite in menteChe a quella del mantel pari è la sorte
Cui volle il ciel soggetto ogni vivente.
Bello è il garzone, e rigoglioso e forte;
Ma poi? Oggi un capel, dimani un dente,
Ciò che il natal gli diè rende a la morte.
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Alla Nobile e Gentil Donna
Sig.ra Vincenza Perozzi, N.a March.a Roberti
Macerataper Morrovalle
Di Terni, 19 settembre 1839
Gentilissima amica,
Ho puntualmente avuto in questa città la carissima vostra 11 corrente. Le ragioni che mi adducete a giustificazione del vostro silenzio dopo partita di Roma, mentre sono obbligantissime, non mi sembrano regger molto al paragone in cui mettete il tacer vostro col mio del 1837 durante il cholera. Quello era per tutti un tempo di confusione e di stordimento: per me poi di vera agonia, stanti i disastri miei personali venutisi ad aggiungere ai pubblici per gettarmi in un oceano di tempesta. Voi potevate, è vero, sentirvi in pena pel dubbio della mia salvezza tra quel terribil flagello, ma pure io qualche volta vi scrissi. In qualunque modo però andasse la faccenda, sapete pure che nel recente vostro soggiorno a Roma io vi descrissi il mio stato e di corpo e di spirito in quell'epoca sventurata.
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