Son persuaso che Voi stessa avrete partecipato a Belforte e a Tolentino e a Morrovalle delle di lei sensazioni; ma in Voi, più forte di essa, ne avrebbe assunto il discorso un senso meno piccante e festivo, mancando la età nostra del vezzo che nasce dalla infantile sincerità. Lasciando ora da parte le sue e le vostre affezioni, aggiungerò non essermi sembrata riprovevole la sua lettera neppure dal lato della estensione. Scrive essa con naturalezza e buon garbo; e pochi nei, sparsi quà e là, non sono da farne alcun caso nella scrittura di una signorina di 12 anni.
In seno alla vostra famiglia e presso ai vostri amici della Marca ricordatevi in ogni vostra occorrenza che avete amici anche in Roma, e salutatemi Pirro, Mammà, Checco e il Signor Giuseppe, ottimo galantuomo. Sono sinceramente
Il vostro affezionatissimo amico e servitoreGiuseppe Gioachino Belli
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Alla Nobile e gentil Donzella
S.a Matilde Perozzi
MorrovalleDi Roma, 3 ottobre 1839
Mia cara Matildina,
Ciro non si fa nella musica tanto onore quanto mostrate di credere. Suonò bensì egli in pubblico, ma vi sarebbe stato un poco a dire circa all'agilità della mano. Su questo punto un di lui compagno lo supera, benché poi, a dir vero, sia egli superato da Ciro nella cognizione del tempo. Sin da quando io mi decisi ad applicar Ciro a questa dilettevole occupazione ebbi in mente ciò che voi mi consigliate oggi di fare, cioè abilitarlo all'accompagnamento, parte la più necessaria ed utile della musica per chi non possa riuscire un suonatore di mano, distinto dalla mediocrità. Né a ciò potrebbe certamente il mio Ciro aspirare, specialmente in risguardo del poco tempo che gli altri studi più solidi gli lasciano ad impiegare sul pianoforte.
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