Voi però spero, mi userete qualche indulgenza maggiore in memoria della mia antica amicizia colla vostra famiglia per impulso del vostro cuor sensitivo.
Sono sinceramente il vostro affezionatissimo amico e servitore G.G. Belli
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Di Roma, 3 ottobre 1839
Gentilissima Amica,
Tutto quanto della vostra lettera del 26 settembre concerneva musica e Ciro, è stato da me riscontrato nell'annesso foglio diretto a Matildina, per distinguere le cose in classi e non tornarvi più sopra. L'articolo più interessante che resta della detta vostra lettera è la vostra salute. Mi rallegro della cessata tosse, ma insieme vi prego di non disprezzare tanto la raucedine ad essa succeduta, benché non ne sentiate fastidio. Non fate prendere vizio alla gola: curatela ed ascoltate i consigli di Pirro. Badate ai cibi e alla traspirazione. Voi altre Signore donne vi buttate troppo i riguardi dietro le spalle: siete tutte o quasi tutte simili nel cospirare a render difficili le guarigioni. Non voglio udir richiami da Pirro, vostro marito insieme e amico e medico. Dunque docilità, o, diciam meglio, deferenza.
Aggradisco sommamente i saluti di Pirro e del padre, del cui sollecito ristabilimento sono molto desideroso.
Nella giornata di domenica 29 settembre avemmo qui in Roma dalle 6 antimeridiane alle 4 pomeridiane un continuo formidabile diluvio con centinaia di fulmini. In poche case non corse l'acqua a torrenti per tutte le camere e gli appartamenti. Il fiume, che il dì innanzi era più magro del Venerdì Santo, minacciò di portare le acque sino ai gradini di San Rocco!
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