Dunque il mio silenzio a tutt'altro va attribuito fuorché a pigrizia.
Ma poiché, siccome vi ho detto, oggi la mia cagna di testa latra un po' meno, rispondo insieme e alla vostra 26 dicembre e all'altra 26 gennaio. Rattristandomi della morte del buon Solari rimasi pure soddisfattissimo all'udire come egli nel partirsi dal mondo pensasse lasciarvi bene agiate e la moglie e la nipote di quella le quali ebbero sempre per lui grande affetto e usarongli delicati riguardi. La virtuosa Ignazîna non meritava meno, in premio della sua eccellente condotta e de' non pochi sacrificii a cui il suo flessi[bi]l carattere e l'amore della domestica pace per tanti anni la persuasero. Io me ne rallegro con lei, e con voi che ve l'avete a sorella.
Se è vero che nessuno dei sonetti della mia raccolta appartiene al numero di quelli de' quali piacevi oggi suscitar memoria, avrete purtuttavia conosciuto che gli ultimi tre versi della Interna pace uscirono da quel vecchio fondo. Voi però non gitterete per questo il mio libro, quando pensiate che una solenne verità da me detta a Voi in altri tempi poteva convenire assai bene allo spirito del mio figliuolo, perché a lui è destinato quel breve moral concetto della pace dell'anima. Che se io non vi ho apposto, come in tanti altri l'indirizzo Al mio Ciro, proviene ciò dal non avere ancora mio figlio capacità di delitti per la sua tenera età, vaso purissimo d'innocenza. Così l'altro sonetto a carte 79 diverrà cosa sua il 12 aprile 1845, nel qual giorno ci diverrà maggiorenne.
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Solari Ignazîna Interna Ciro
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