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      La Signora poi ed io volgiamo pel capo idee al tutto differentissime. Tra le altre cose, inoltre, Ciro ed io frequentiamo assai poco questa casa. La differenza del domestico orario adottato pe' nostri due figli studenti nell'università, unita alle mie gravissime occupazioni, ha prodotto gran rarità nelle visite che Ciro ed io facciamo alla famiglia Cini, per la quale però ho sempre la stessa amicizia. Io non vedo più Roma che dalla mia casa all'uficio. Vado là alle 9 del mattino e ne torno verso l'ave-maria. Allora pranzo, poi riposo un ora [sic] sopra una sedia, poi lavoro pe' miei affari fino alle 10, poi vado a dormire: alle 4 o 4 1/2 mi alzo e chiamo Ciro, che si pone a studiare per andare alle 8 alla università. Intanto io mi vesto, mi ripulisco, mi do un po' di faccenda per le camere, leggo un'oretta, scrivo qualche cosa o per la mia famigliuola o per l'uficio, faccio colazione, e fuggo via per trovarmi all'impiego alle 9. Ancora però di pliffete non se ne parla. Vedremo a gennaio. Ciro è sempre un buon giovinetto; modesto, affabile, tranquillo, moderato, alieno da leggerezze, ed esattissimo ne' suoi doveri. Sapete? Per attendere con più assiduità a' suoi gravi e vastissimi studi, ha voluto sacrificare la musica, temendo di perderci tempo.
      Ditemi qualche cosa di Voi, di Pirro, di Matilduccia, di tutti: e tutti abbiatevi buone feste e miglior capo d'anno.
     
      Il vostro Belli
     
     * * *

      Alla Nobile e Gentil Donna
      Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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