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      E così tocca via la viola, e ringraziamo iddio di non essere ancora crepati, cosa che l'un dì o l'altro dovrà pure succedere.
      Io giunsi a Roma in ottobre, perché ottenni un'altra buona fetta di tempo da spendere in giri; e in ciò fu più umana Monna Direzione del Debito pubblico che non Monna testa privata del Signor Belli; perché quella mi lasciava lente le briglie mentre quest'altra le raccoglieva per ristringermi il morso. E Sissignora. Do oggi in baie per tenere addietro quella tal filatessa. Può aver ragione il Signor Cantù: posso averla io. L'uno e lo altro non mancheremmo di curiali. Egli conta così, perché parecchi si son figurati che il primo anno sia zero, dicendo non potersi contare uno sia che le parti di quell'uno non sian tutte complete. E nell'uno dunque dovrà principiarsi a contare il due: cosa che mi pare un imbroglio; ma pure que' parecchi la intendon così.
      Non si dice né le bon, né la bonn'année. No le bon perché année è femminile; no la bonn' perché questa parola non si tronca neppure innanzi la vocale, né perciò soffre l'apostrofe. Si dice dunque: Madame, je vous souhaite la bonne année.
      Tuttociò in riscontro alla vostra del 25 dicembre ultimo, aggiungendovi che Ciro sta bene ed atende con alacrità al suo 4° ed ultimo anno di leggi, per prendere in luglio la laurea. Egli con me vi dice Madame, je vous souhaite la bonne année, come voi la desideraste a noi; e noi poi, e specialmente io, facciamo altrettanto con Matildina, ed entrambi con Pirro, colla Marchesa e con Checco e con tutti.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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