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      Mia nuora, spasimata di allevare i suoi figli da sé, allattò felicemente il primogenito per un anno. Quindi ella ammalò di una nervosa, lunga e pericolosissima. Si tentò allora di svezzare il bambino; ed eccoti che dopo tre giorni cadde anch'egli in gravissima infermità. Dunque balia: e le balie una dopo la altra furon diverse, e tutte per imprevedibili cause riuscirono male. Il seguito della storia di quel povero figlio sino alla sua morte, che lo colpì presso al terzo suo anno, sarebbe qui fuori del nostro proposito.
      Venne poscia il parto di due gemelle. La madre non avea latte per due. Ne tenne dunque una per sé: per la seconda fu necessaria una balia, e fu ottima sotto ogni risguardo. In capo a due mesi morì l'allieva di Cristina, e questa volea prendersi al petto l'altra figlioletta. Aveva essa però il latte poco avviato per motivo dello scarso tiro della delicata bambina allora perduta. Era inoltre molto sciupata, specialmente per la diurna e notturna assistenza prestata al padre suo, mortole di recente dopo undici mesi di penosissima malattia. Altronde la gemella superstite andava mirabilmente prosperando al seno della balia, e questa eccellente donna si affliggeva pel troncarsi dell'allievo. Di accordo perciò col savio medico della mia famiglia io stabilii che le cose rimanessero come stavano, tantoppiù che mia nuora avea bisogno di riaversi mediante la virtù del riposo. Ma chi prevede il futuro? La robusta balia nel 2 del passato dicembre cadde inferma e vi restò per 43 giorni.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





Cristina