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      Vi assicuro che se io potessi fare un miracolo in mia vita, consumerei volentieri questo dono nel fatto delle vostre carte. Io non ho più né voce né gambe e, direi, né pazienza. Scrivete una lettera nobilm[ent]e energica a Piccolomini: intanto io lascio quì in Casa gli elenchi dettagliati che io feci e se il S[igno]r Giuseppe Perozzi viene a Roma, potrà valersene pel riscontro, qualora ne accada la consegna. - Sulla enciclopedia non so perché abbiate bisogno de' miei chiari consigli per ritenere il meglio e dar via il peggio. - Odo con rammarico il vostro incomodo, il quale però ciò pure avrà per voi d'utile di farvi avvisata per l'avvenire e non disprezzar tanto i così detti elementi. Vedete se io aveva ragione di temere allorché nulla nella mia persona poteva darmi sicurezza contro le offese dell'atmosfera! Io, se fossi voi, ascolterei il medico, e tanto più un medico che mi amasse come il vostro ama voi. - Le faccende delle gambe paionmi sempre serie: per ciò compatisco assai il povero Rutilj. Auguro a voi le buone feste. Le parole dell'augurio vi giungeranno tarde, ma gli augurii agiscono alla traditora, anche dietro le spalle.
     
      Sono il vostro aff[ezionatissi]mo a[mi]co e ser[vito]reBelli
     
     * * *

      Alla Nobile e Gentil Donna
      S.a Vincenza Perozzi, N.a M. Roberti
      Macerataper Morrovalle
      28 lug[li]o 1832
      C.[arissima] A.[mica]
      Dalla mia partenza al ritorno ho provato un inferno. La stagione invernale è tornata cinque volte con tutti i suoi furori in poco più di due mesi.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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