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      Se poi consideriamo l'affetto materno, sempre più tenero e pauroso che l'amore di un padre; se apprezziamo questo affetto verso una figliuola, compagna ed amica naturale di una madre di cui deve ricopiare in se stessa tutte le tendenze dell'animo e le domestiche sollecitudini; se a que' riflessi aggiungiamo la unicità di prole in quella figlia medesima, dalla quale non può distrarsi l'amore per dividersi ed esercitarsi sopra altri oggetti di simile importanza; se finalmente quell'unica figlia sia gentile, sia amabile, sia virtuosa, sia giunta ad età di matura intelligenza per concepire la tenerezza della Madre sua e sentire in sé il bisogno e la capacità del contracambio, allora la vostra tristezza comparirà a tutti non solo naturale e giustissima ma superiore ancora a quanto sappiate esprimere colle parole.
      Nulladimeno l'amore, il vero amore, prende forza e si manifesta coi sacrifizi; e se il vivere sempre al fianco de' figli nostri dà testimonianza di non dubbio affetto, il sapersene talora distaccare per la loro futura felicità trasforma la virtù umana quasi in divina, e la prepara a consolazioni più che terrene. Niuno è però obbligato ad atti maggiori delle sue forze; e così quando Voi realmente sentiate colla esperienza che la lontananza di Matildina vi riesca troppo penosa, oppure vediate Lei stessa incapace di vivere un anno separata dalla sua buona Mamma, non dovete al certo cimentare con funesto eroismo né la vostra né la sua vita, sì necessarie una all'altra, e sì care entrambe ad un ottimo marito e padre che in Voi due ripone e divide tutte le sue compiacenze.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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