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      Nulla delle create cose è infinita, ed ogni atto della umana natura ha una linea di confine, oltre la quale la stessa virtù degenera in vizio. Ma a quella linea bisogna arrivare, e badar bene che le passioni seduttrici non ci faccian credere estremo il mezzo della misura. Io parlo ad una donna virtuosa e illuminata sui proprii doveri così come sulla propria morale attività per compierli degnamente. Mi riesce assai grato l'udire da Voi la memoria che Monsignor Vescovo Teloni conserva di me e della mia famiglia, seppure possa più meritar nome di famiglia una casa mancante di una moglie o di una madre che la diriga e ne sia centro. Quando rivedrete quell'ottimo prelato presentategli i miei rispettosi ossequî e ditegli che il tempo di tanti anni mai non ha in me diminuita la stima indottavi da' suoi meriti sin da quando ebbi l'onore di averlo a compigionale nel medesimo casamento da me abitato colla mia povera Mariuccia. Avrei anche desiderio di sapere da Voi se viva e stia bene la Contessa Cavallini, sorella di Monsignore, donna di molte amabili prerogative.
      Nel Mercoldì 16 adunque si celebrò dalle Monache e dalle convittrici del Monistero il vostro giorno natalizio.
      Brava Cencia! Mentre quasi ogni donna procura di nascondere quelle fatali ricorrenze, Voi senza vanità o pregiudizi le fate solennizzare da una intiera comunità. Sarete così più stimata da chi non valuta i pregi di una donna in ragione inversa della età sua. La gioventù ogni giorno fugge, e la virtù si accresce ogni giorno.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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