Se le vedete e se crediate che un mio saluto non venga troppo in isconcio fra le loro afflizioni, salutatemele, e fatele certe della mia pena per le sofferenze a cui la provvidenza le inchina.
Il vostro bel paragrafo ragguardante alla scelta di un compagno, importantissimo negozio per una bennata giovanetta, mostra seducentissima specie di verità. Io però mi farei temerario sino ad instituirne una analisi per mostrarvi le parti nelle quali il successo da voi con sì leale convinzione vagheggiato potrebbe forse non intieram[ent]e rispondere alla sincerità delle massime vostre intorno a questo grave argomento di felicità. Ma si entrerebbe in una assai larga discussione di principii; epperò io conchiuderò questo articolo colle stesse vostre finali parole: a voce nel futuro settembre. Prima nulladimeno di troncarne affatto le fila pregovi di riflettere sui seguenti quesiti.
1° - Il bene e il male si scopre meglio e più chiaro in un ampio che in un ristretto numero d'uomini? Sì; ma una scelta di pochi, fatta dalla esperienza di amorosi educatori, preserva la semplicità de' giovani dal pericolo delle illusioni e dalla fatica d'instituire da se stessi il criterio de' proprii sentimenti.
2° - Nel 10° uomo non si scopriranno forse migliori qualità che nel 9°? Certamente. Ma il 100° ce ne mostrerà fors'anche delle più belle che il 99°, e il 1000° più che il 999°, e così di seguito. I due estremi del bene e del male dove hanno i confini? Su queste basi una scelta non si farà mai, o sarà timorosa e infelice.
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