Piacciavi dunque accogliere la presente qual complemento de' sinceri sensi del nostro animo riconoscente. Mi duole che fermo Ciro nel proposito di partire col mezzo del velocifero onde appagare le mie premure che si trovasse egli in Terni ad un'epoca determinata onde abboccarvisi con persone da me colà chiamate per lettera dai varii lor domicilii, Vi cagionasse il dispiacere di vederlo intraprendere il viaggio con pessimo tempo, ed esponesse ai medesimi rischi il S.r Triccoli, il cocchiere convalescente e la cavalla gravida. Egli però mi dice che poco dopo la partenza il cielo si rasserenò, e si mantenne poi sempre così; di modo che io spero non sia nulla accaduto di sinistro per tutto ciò di che ragionevolmente mi Vi mostraste in pena. Il permesso di questa amministrazione postale per servirsi dello speditivo mezzo del velocifero glielo mandai io da Roma, e tantopiù mi lasciai indurre a simil partito in quanto che calcolai che risparmiando egli così un paio di giorni di viaggio in vettura, poteva consumarli meglio presso di Voi, siccome è accaduto. Posso accertarvi che in Roma, ad eccezione di qualche ora di passeggio che di assai buon grado io gli accordo, Ciro passa il suo tempo sempre al tavolino. Lo faccia di buona o di mala voglia non so; ma di questo son certo che mai non mi è occorso di scorger dal suo esteriore alcuna ombra di disgusto per simile tenore di vita. Nelle sere antecedenti ai giorni di vacanza della Università soglio talvolta procurargli il piacere del teatro, ricreazione però che non mi ha egli mai dimandata, aspettandola dal mio buon piacere.
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